Sostengo alla maternità
La gravidanza e il post parto sono momenti caratterizzati dal susseguirsi di intensi vissuti emotivi, fisici e psicologici. Tali vissuti riguardano soprattutto la donna, ma dal punto di vista emotivo possono essere condivise anche dal padre e dal nucleo familiare più stretto, che dunque hanno un ruolo di primo piano nel sostegno della madre.
La gravidanza, tuttavia, non viene vissuta da tutte le donne nello stesso modo: infatti, essa può arrivare nel momento giusto, troppo presto o troppo tardi, dopo tanti tentativi, può essere desiderata o non programmata, può avvenire senza che si abbia un partner stabile o si potrebbe essere in un Paese straniero o in difficoltà economiche. Dunque, a seconda del proprio vissuto, possono emergere soprattutto emozioni positive di gioia e speranza o emozioni negative durature e intense di ansia o tristezza. Tuttavia, anche nelle situazioni in cui la gravidanza è desiderata ed è rappresentata positivamente nella propria mente, possono alternarsi emozioni positive e negative, gioie e ansie, speranze e delusioni.
I cambiamenti che caratterizzano questa fase delicata della vita di una donna e della coppia sono molteplici e posso riguardare:
La propria immagine corporea
Per alcune donne può risultare difficile accettare l’aumento di peso, il pancione e le relative difficoltà fisiche nello svolgere le attività quotidiane che possono insorgere soprattutto negli ultimi mesi.
Dopo il parto, invece, è necessario rinunciare allo stato di gravidanza e separarsi dal bambino interno, per instaurare un rapporto affettivo con un bambino reale e non più ideale.
L’ambito sociale e psicologico
La neo-mamma si assume le responsabilità proprie del ruolo genitoriale e talvolta può essere costretta a lasciare il suo lavoro, generando delle difficoltà finanziarie nella famiglia; mentre in altri casi può temere di perdere la sua libertà e la propria identità ed è necessario riorganizzare le giornate in base alle esigenze del bambino.
La ridefinizione del rapporto di coppia
Inoltre la nascita di un figlio porta entrambi i genitori a chiedersi se saranno competenti e adeguati nell’adempiere ai compiti impliciti nel ruolo genitoriale. L’autoefficacia si riferisce a quanto i genitori si percepiscano capaci di rapportarsi e di comportarsi in modo adeguato col piccolo svolgendo con successo i compiti connessi al ruolo genitoriale. Se il livello di efficacia nei genitori è alto ciò li rende meno vulnerabili allo stress connesso alla genitorialità e li porta ad affrontare con più serenità anche le piccole difficoltà quotidiane.
Si è evidenziato che maggiormente le primipare risultano molto vulnerabili nel post-partum e necessitano di un adeguato supporto emotivo da parte di tutto il contesto familiare. Il rientro a casa, l’allattamento, l’adattamento ai ritmi biologici del bambino sono i principali vissuti del puerperio. La neo-mamma può temere di fallire nel suo ruolo e questo può comportare ansia e talvolta uno stato depressivo.
La letteratura classifica questi disturbi in 3 categorie principali: Maternity Blues, depressione post-partum e psicosi puerperale.
Maternity Blues
Il Maternity Blues rappresenta il disturbo emotivo più comune e, allo stesso tempo, più lieve e transitorio, che ricorre molto spesso nella prima settimana dopo il parto.
Questo disturbo è caratterizzato dal seguente quadro sintomatologico: tendenza al pianto, irritabilità, labilità dell’umore, disturbi del sonno, tristezza.
Depressione post-partum
La depressione post-partum si caratterizza dai seguenti sintomi: tristezza, sentimenti di colpa o di autosvalutazione eccessivi o inappropriati, difficoltà di concentrazione, alterazioni del sonno e dell’appetito. In molti casi, i sintomi d’ansia possono associarsi a sintomi depressivi. L’esordio della depressione è previsto entro i primi 3 mesi dal parto e la durata media è di alcuni mesi.
Psicosi puerperale
Nella psicosi puerperale si assistono a sintomi quali: deliri, allucinazioni, brusche oscillazioni dell’umore, disturbi del comportamento. La madre manifesta un rifiuto totale del piccolo e per la maggior parte del giorno appare triste ed apatica, tanto da non dedicarsi neanche alla cura del sé. Spesso compaiono idee paranoidi di persecuzione e si rileva un alto rischio di suicidio e di infanticidio.
Questi disturbi hanno delle conseguenze sia a breve che a lungo termine anche sul bambino e sulla relazione di attaccamento tra madre e bambino. Da questo, si comprende, quanto sia fondamentale una precoce individuazione dei sintomi per evitare che il disturbo si aggravi e per poter intervenire tempestivamente.
Parlarne in modo adeguato e fornire informazioni corrette dal punto di vista scientifico è molto importante per promuovere la piena salute della donna e in senso lato della famiglia.
Sapere che quello che passa per la propria testa o per la testa della propria compagna non sono “capricci o sciocchezze“, e neanche “passerà, hai un bambino splendido è andato tutto bene ma come non sei contenta?“, ma possono essere disagi più o meno passeggeri da riconoscere come tali e da accudire anche attraverso il personale medico è importante, è possibile ed è estremamente utile.
Poter riflettere sui propri pensieri e sulle proprie paure, sottolineare i cambiamenti emotivi e riconoscerli è quindi un passaggio importante per tenere la situazione sotto controllo e poterla gestire con la sufficiente tranquillità e consapevolezza.